A tutti coloro che sognano un viaggio in Antartide conviene far presto. Il continente bianco chiuderà presto le porte al turismo di massa per tornare ad essere terra della scienza. Perché la scienza cerca qui le risposte al più grande problema del secolo :il cambiamento climatico. A coloro che non potranno mai andare dedico ogni tanto un capitolo dal mio libro "Antartide,perdersi e ritrovarsi alla fine del mondo"
Una linea infinita di tessuto bianco immacolato.
Si presenta così, al pomeriggio del mio terzo giorno di navigazione, la costa antartica.
Più tardi, scorgo pure le prime creste montagnose gonfie di neve perenne. Il ghiaccio si distacca lentamente ma inesorabilmente dalle alte pareti e cade nei canali con il fragore del tuono. Ognuno di quei tonfi è l’atto di nascita di un iceberg.
Sì, proprio così: sotto i miei occhi queste meraviglie della natura cominciano il loro viaggio attraverso gli oceani.
Sono enormi, sono delle forme più disparate e incredibili. Sono bellissimi.
Avanzano lentamente, ombre azzurre e inquietanti, statue scolpite dal vento e dal sole.
Architetture oniriche.
Ne vedo alcuni che ospitano passaggi, caverne, gallerie, archi e grotte istoriate di stalattiti. Assumono colorazioni che vanno dal bianco latte al celeste, dal raro azzurro intenso fino al rarissimo verde smeraldo.
L’emozione mi stringe la gola.
Resto come stordito in silenzio, immobile, sul ponte del rompighiaccio per un tempo infinito. Chiudo gli occhi per un istante e cerco di isolarmi dai miei compagni di viaggio. Respiro profondamente poi apro gli occhi. Mi sento proiettato indietro nel tempo, ho la sensazione di tornare alle origini di tutto. Avvolto dall’immenso.
Avverto l’indescrivibile percezione di essere giunto sul limite della mia ricerca dell’altrove e dei luoghi ultimi della terra.
È davvero straordinario: come se fossi entrato in un sogno in cui precipito dalla Terra e approdo in un pianeta sconosciuto fra gli spazi galattici e siderali, in un’altra dimensione.
Devo farmi forza, e forse violenza, per ritornare alla mia “consapevolezza”, per esigere da me di vivere interamente il presente, di condividere il mondo che mi sta attorno.
Quando hai la sensazione di appartenere davvero a un luogo come questo vuol dire che davvero hai fatto un bel pezzo di strada.
Intendo, naturalmente, un bel pezzo di strada nei territori della tua anima.
Come mi riesce facile ora guardarmi indietro senza che questo mi impedisca di gettarmi nel futuro.
Passato e futuro, forse l’ho già detto, sono due facce della stessa medaglia.
Un tempo – lo capisco sempre di più e lo capisco meglio proprio stando qui – sia il passato che il futuro, il mio passato e il mio futuro, erano qualcosa di molto spazioso, ma in fondo appena sufficiente per contenere quello che troppo spesso ho chiamato passione e scambiato per passione, pur essendo solo egoismo.
Si presenta così, al pomeriggio del mio terzo giorno di navigazione, la costa antartica.
Più tardi, scorgo pure le prime creste montagnose gonfie di neve perenne. Il ghiaccio si distacca lentamente ma inesorabilmente dalle alte pareti e cade nei canali con il fragore del tuono. Ognuno di quei tonfi è l’atto di nascita di un iceberg.
Sì, proprio così: sotto i miei occhi queste meraviglie della natura cominciano il loro viaggio attraverso gli oceani.
Sono enormi, sono delle forme più disparate e incredibili. Sono bellissimi.
Avanzano lentamente, ombre azzurre e inquietanti, statue scolpite dal vento e dal sole.
Architetture oniriche.
Ne vedo alcuni che ospitano passaggi, caverne, gallerie, archi e grotte istoriate di stalattiti. Assumono colorazioni che vanno dal bianco latte al celeste, dal raro azzurro intenso fino al rarissimo verde smeraldo.
L’emozione mi stringe la gola.
Resto come stordito in silenzio, immobile, sul ponte del rompighiaccio per un tempo infinito. Chiudo gli occhi per un istante e cerco di isolarmi dai miei compagni di viaggio. Respiro profondamente poi apro gli occhi. Mi sento proiettato indietro nel tempo, ho la sensazione di tornare alle origini di tutto. Avvolto dall’immenso.
Avverto l’indescrivibile percezione di essere giunto sul limite della mia ricerca dell’altrove e dei luoghi ultimi della terra.
È davvero straordinario: come se fossi entrato in un sogno in cui precipito dalla Terra e approdo in un pianeta sconosciuto fra gli spazi galattici e siderali, in un’altra dimensione.
Devo farmi forza, e forse violenza, per ritornare alla mia “consapevolezza”, per esigere da me di vivere interamente il presente, di condividere il mondo che mi sta attorno.
Quando hai la sensazione di appartenere davvero a un luogo come questo vuol dire che davvero hai fatto un bel pezzo di strada.
Intendo, naturalmente, un bel pezzo di strada nei territori della tua anima.
Come mi riesce facile ora guardarmi indietro senza che questo mi impedisca di gettarmi nel futuro.
Passato e futuro, forse l’ho già detto, sono due facce della stessa medaglia.
Un tempo – lo capisco sempre di più e lo capisco meglio proprio stando qui – sia il passato che il futuro, il mio passato e il mio futuro, erano qualcosa di molto spazioso, ma in fondo appena sufficiente per contenere quello che troppo spesso ho chiamato passione e scambiato per passione, pur essendo solo egoismo.
Caro Tito, passato e futuro sono due facce della stessa medaglia, lo credo anch'io...in quel Presente Continuo che l'uomo percepisce solo quando è immerso nella Natura. L'Antartide rappresenta ancora quell'estrema parte di terra incontaminata dove il tempo non è uno spartiacque e l'uomo deve chiedere permesso per entrare.
RispondiEliminaBuongiorno Tito,
RispondiEliminaTi contatto tramite commento perché non ho trovato nessun altro modo per farlo.
Vorrei farti conoscere il servizio Paperblog, http://it.paperblog.com che ha la missione di individuare e valorizzare i migliori blog della rete. I tuoi articoli mi sembrano adatti a far parte di certe rubriche del nostro sito e mi piacerebbe che tu entrassi a far parte dei nostri autori.
Sperando di averti incuriosito, ti invito a contattarmi per ulteriori chiarimenti, domande o suggerimenti,
Silvia
Responsabile Comunicazione
Paperblog Italia
silvia@paperblog.com