Addio vecchio
George
La morte di una
tartaruga non dovrebbe far notizia, ma questa volta è diverso. Il vecchio
George era una personaggio importante.
L'avevano
chiamato Lonesome George, George il solitario, perché era l'ultimo esemplare
rimasto della sua sottospecie.
Avevo
conosciuto George durante il mio viaggio nelle Galapagos ed eravamo subito
diventati amici.
Il vecchio con
la corazza è diventato simbolo inconsapevole di una lotta per la sopravvivenza
e aveva catalizzato diverse iniziative di tutela di un ecosistema tra più
delicati e anche più minacciati al mondo.
Prima
dell'arrivo dell'uomo la popolazione di tartarughe giganti delle Galapagos
raggiungeva le 250mila unità. Un numero che si era ridotto drasticamente già
nel diciottesimo secolo, con la strage perpetrata dagli equipaggi delle
baleniere che facevano scalo nell'arcipelago. I marinai avevano scoperto che i
poveri animali potevano essere mantenuti vivi a bordo per mesi e mesi, quindi
spesso deviavano per fare cambusa alle Galapagos.
In seguito le
tartarughe giganti hanno dovuto affrontare una minaccia ancora peggiore: gli
animali introdotti con gli insediamenti umani. In assenza di predatori alcuni
mammiferi alieni, ad esempio capre e ratti, si sono riprodotti a dismisura; i
ratti predavano le tartarughe appena nate, le capre si nutrivano delle stesse
specie vegetali dei rettili e quindi erano in competizione per il cibo.
Se si aggiungono
la predazione delle uova da parte di cani e di maiali e qualche eruzione
vulcanica di tanto in tanto, si spiega facilmente come le tartarughe giganti
abbiano seriamente rischiato l'estinzione.
Oggi di lavoro
ce n'è ancora tanto, ma grazie alle iniziative di tutela ambientale e ai
programmi di riproduzione in cattività e reintroduzione, sostenuti dal governo
dell'Ecuador con la comunità scientifica internazionale, dai tremila esemplari
nel 1974 si è passati alle circa ventimila tartarughe attualmente presenti in
varie isole delle Galapagos.
Purtroppo i
ripetuti tentativi di far riprodurre Lonesome George con un paio di femmine di
sottospecie diverse sono falliti. Con la scomparsa della tartaruga gigante
dell'isola di Pinta le Galapagos ci perdono in variabilità. Fu proprio la
presenza di tante variazioni osservate da Charles Darwin all'interno delle popolazioni
di uccelli e tartarughe a fornire la prova che le specie non sono fisse ma
possono mutare in risposta alle diverse condizioni ambientali.
Quando il mio gommone attracca sulla lingua di lava
dell’isola Isabella lo spettacolo e’ davvero stupefacente. A un tratto
l’azzurro intenso dell’oceano avvolge di spuma le scogliere nerissime e rimani
con lo sguardo sperduto al di là delle dune bianche . Rimane li, ferma e
severa, con il muso verso il sole l’iguana marina su cui rischio di inciampare.
E’ strano , una delle cose che attraggono di più quelli che conoscono le
Galapagos solo per sentito dire sono le tartarughe giganti che si chiamano
appunto “Galapago”. Bisogna venire qui per accorgersi dell’incredibile mondo di
creature a noi sconosciute che abitano un pianeta che sembra venire da un altro
spazio siderale. Mi rendo conto che chiamarle “creature”, qui dove Darwin ha
concepito l’origine della specie, è perlomeno insolito ma assomiglia veramente
a un immaginario giardino dell’Eden. Queste creature, ispiratrici di una
rivoluzione nel pensiero scientifico, sono le uniche al mondo che si
disinteressano dell’uomo e agiscono ignorandolo del tutto. Cominciamo dalle
Iguane Marine. Pigre e graziose nella loro mostruosità primordiale si scaldano
il ventre immobili nei caldi scogli di lava vulcanica. Fanno raramente il
bagno, preferendo le alghe che crescono negli scogli lambiti dalle onde. Nere
con i riflessi dell’arcobaleno si distinguono da quelle terrestri per il muso
piatto. Si è evoluto cosi per brucare le alghe che poi è il loro unico cibo.
Gli uccelli hanno avuto la sorte
migliore nel lungo processo evolutivo. I cosi detti fringuelli di Darwin hanno
dato vita a sedici specie prima sconosciute, tutte diverse tra loro per la
forma del becco e per i colori vivacissimi. Tutti ci saltellano attorno nella
speranza di avere un po’ di acqua dolce.
Che dire poi dei grandi uccelli!
Le Fregate, con i maschi che si pavoneggiano mostrando e gonfiando il gozzo
rtosso vermiglio o gli Albatros che oscurano il sole quando volano in
formazione. Ma il più bello di tutti è lui: l’Azula dalle zampe azzurre. Danza
nel corteggiamento alzando una zampa alla volta e regala alla compagna un
rametto profumato che porta nel becco. Puoi sederti accanto a loro e
contemplarli per ore senza stancarti. Anche una specie di Pinguini è arrivata
alle Galapagos. La più piccola del mondo generando un miracolo di questo
arcipelago: gli abitanti dell’Antartide che si sono adattati in isole sulla
linea dell’equatore. Con loro e con le Otarie possiamo nuotare tranquillamente.
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