Ecco, comincia cosi questa mia nuova storia nella terra ai confini del mondo, con l’evasione dell’anarchico russo Simon Radowitzki.
E’ una storia di anarchici e migranti.
Siamo nel 1918 e questa è la terra estrema a sud della Patagonia. Ho scritto tanto di questa terra e dei suoi costruttori e, quasi sempre ogni storia si incontra con l’altra in quel cerchio magico che Borges ha descritto cosi bene.
Esploratori che si trasformano in conquistatori, coloni spietati, cacciatori di balene e di teste, assassini e braccianti sfruttati schiavizzati impotenti di fronte al naufragio di un sogno che si chiamava America. E ancora, ribelli anarchici e celebri rapinatori fino ad arrampicarsi nelle pieghe amare della storia più recente: le prostitute del postribolo La Catalana, le madres de plaza de Majo, i coniugi Curinonco, dell’etnia Mapuche ai quali lo stato ha strappato la terra per venderla all’italiano Luciano Benetton. In mezzo a questo oceano brulicante di vittime e carnefici, pescatori di granchi e cercatori di pepite ci sono i preti e gli scrittori. E il viaggio diventa pretesto per incontrarli o raccontarli. Ho raccontato tutto questo nei miei libri. Antartide, Le Nuvole non chiedono permesso e il Cacciatore di Ombre sono la mia testimonianza.
E’ proprio vero tutte le vite hanno una storia, ma poche vengono scritte.
Terra del Fuoco, più di un secolo fa. Si chiamava Pasqualino Rispoli e veniva da Torre del Greco.
Arrivò nel 1897, non aveva ancora vent’anni e subito si mise a far traffici di contrabbando tra Argentina e Cile navigando con la sua barca nel Canale.
Pare che fosse un bella giornata di sole quando sbarcò a Punta Arenas.
Non capita quasi mai da quelle parti.
Ma Pascalino, come veniva chiamato da tutti, arrivò in estate, quella australe s’intende. La data era la stessa il 10 gennaio della sua nascita, diciannove anni prima. Vietato credere alle coincidenze. Come se quel ragazzo spaurito, quel mozzo cencioso, fosse entrato dentro la storia di quelle terre alla fine del mondo.
Questa che trova il ragazzo di Torre del Greco è una terra ancora incognita, per lo più ancora da esplorare, attraversata dai venti gelidi che vengono dagli oceani alzando polvere di mare.
Abitato per lo più da sparute comunità di indios e da avventurieri senza scrupoli che venivano in queste terre a vivere le loro cattive azioni.
Raccontano che nelle stive della nave che lo portava verso il sud ci fosse un sacco con tutto ciò che gli restava del padre. Durante le settimane della traversata Pasqualino passava ore a guardarsi delle foto sbiadite di quel genitore fuggito, per paura di non riconoscerlo al suo arrivo.
Ritrovò il padre pochi giorni dopo dal suo arrivo a Punta Arenas.
Incontro drammatico secondo alcuni testimoni, commovente secondo altri. Probabilmente le due cose insieme.
Con gli anni fece affari e mise su famiglia, poi, appunto, gli capitò l' occasione di fare l'eroe (per 1000 dollari) aiutando un anarchico russo a scappare dalla tremenda prigione di Ushuaia. Lo traghettò fra canali e isole fino allo Stretto di Magellano dove il povero anarchico fu ripreso e tornò in galera per altri 12 anni. Pasqualino se la cavò con pochi giorni di guardina. Morì nel 1957, come un tranquillo borghese.
Dunque, un giovane parte alla ricerca del padre emigrato in circostanze oscure in terre sconosciute. Lo ritrova alla fine del mondo, nella gelida Patagonia. Qui diventa pirata, contrabbandiere, mercenario. Il miglior lupo di mare sulle rotte tra il Cile e l’Argentina. Nelle vene sangue torrese. Diventa un mito.
Mi fermo qui. I prossimi capitoli cercherò di scriverli nei prossimi giorni mentre sono in viaggio. Off the road...come si dice! Un abbraccio a tutti i miei lettori e Buon Natale.
E’ una storia di anarchici e migranti.
Siamo nel 1918 e questa è la terra estrema a sud della Patagonia. Ho scritto tanto di questa terra e dei suoi costruttori e, quasi sempre ogni storia si incontra con l’altra in quel cerchio magico che Borges ha descritto cosi bene.
Esploratori che si trasformano in conquistatori, coloni spietati, cacciatori di balene e di teste, assassini e braccianti sfruttati schiavizzati impotenti di fronte al naufragio di un sogno che si chiamava America. E ancora, ribelli anarchici e celebri rapinatori fino ad arrampicarsi nelle pieghe amare della storia più recente: le prostitute del postribolo La Catalana, le madres de plaza de Majo, i coniugi Curinonco, dell’etnia Mapuche ai quali lo stato ha strappato la terra per venderla all’italiano Luciano Benetton. In mezzo a questo oceano brulicante di vittime e carnefici, pescatori di granchi e cercatori di pepite ci sono i preti e gli scrittori. E il viaggio diventa pretesto per incontrarli o raccontarli. Ho raccontato tutto questo nei miei libri. Antartide, Le Nuvole non chiedono permesso e il Cacciatore di Ombre sono la mia testimonianza.
E’ proprio vero tutte le vite hanno una storia, ma poche vengono scritte.
Terra del Fuoco, più di un secolo fa. Si chiamava Pasqualino Rispoli e veniva da Torre del Greco.
Arrivò nel 1897, non aveva ancora vent’anni e subito si mise a far traffici di contrabbando tra Argentina e Cile navigando con la sua barca nel Canale.
Pare che fosse un bella giornata di sole quando sbarcò a Punta Arenas.
Non capita quasi mai da quelle parti.
Ma Pascalino, come veniva chiamato da tutti, arrivò in estate, quella australe s’intende. La data era la stessa il 10 gennaio della sua nascita, diciannove anni prima. Vietato credere alle coincidenze. Come se quel ragazzo spaurito, quel mozzo cencioso, fosse entrato dentro la storia di quelle terre alla fine del mondo.
Questa che trova il ragazzo di Torre del Greco è una terra ancora incognita, per lo più ancora da esplorare, attraversata dai venti gelidi che vengono dagli oceani alzando polvere di mare.
Abitato per lo più da sparute comunità di indios e da avventurieri senza scrupoli che venivano in queste terre a vivere le loro cattive azioni.
Raccontano che nelle stive della nave che lo portava verso il sud ci fosse un sacco con tutto ciò che gli restava del padre. Durante le settimane della traversata Pasqualino passava ore a guardarsi delle foto sbiadite di quel genitore fuggito, per paura di non riconoscerlo al suo arrivo.
Ritrovò il padre pochi giorni dopo dal suo arrivo a Punta Arenas.
Incontro drammatico secondo alcuni testimoni, commovente secondo altri. Probabilmente le due cose insieme.
Con gli anni fece affari e mise su famiglia, poi, appunto, gli capitò l' occasione di fare l'eroe (per 1000 dollari) aiutando un anarchico russo a scappare dalla tremenda prigione di Ushuaia. Lo traghettò fra canali e isole fino allo Stretto di Magellano dove il povero anarchico fu ripreso e tornò in galera per altri 12 anni. Pasqualino se la cavò con pochi giorni di guardina. Morì nel 1957, come un tranquillo borghese.
Dunque, un giovane parte alla ricerca del padre emigrato in circostanze oscure in terre sconosciute. Lo ritrova alla fine del mondo, nella gelida Patagonia. Qui diventa pirata, contrabbandiere, mercenario. Il miglior lupo di mare sulle rotte tra il Cile e l’Argentina. Nelle vene sangue torrese. Diventa un mito.
Mi fermo qui. I prossimi capitoli cercherò di scriverli nei prossimi giorni mentre sono in viaggio. Off the road...come si dice! Un abbraccio a tutti i miei lettori e Buon Natale.
grazie per questo racconto aspetterò il seguito
RispondiElimina:-)
Sono ritornato da Ushuaia da poco più di un mese. Con un gruppo di amici abbiamo seguito la ruta 40 fino a Cabo Virgenes e quindi proseguendo, in bus, fino a Ushuaia. Durante il viaggio mi hanno accompagnato le pagine del suo bel libro "il cacciatore di ombre". La seguirò con costanza nel suo viaggio. So come è difficile aggiornare un blog durante il viaggio ma spero di poter leggere presto un altro capitolo della sua nuova storia. La saluto cordialmente,
RispondiEliminaVincenzo Rovito
Dimenticavo: al ritorno a casa, dopo qualche giorno di riposo, mi ha assalito il desiderio di ripartire e rivivere questa splendida avventura. Non mi era mai successo prima.