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sabato 26 dicembre 2009

lettera dall'Antartide


Antartide

Peggio delle peggiori previsioni: la conferenza di Copenaghen sul clima si è conclusa con una sconfitta della logica e della ragione. Qualcuno ha detto: “E’ come se avessero proposto di scalare l’Everest in tuta e scarpe da ginnastica”. Infatti, tra l’obiettivo dichiarato, mantenere, l’aumento di temperatura sotto i due gradi a fine secolo, e gli strumenti messi a disposizione c’è un abisso. E questo è senz'altro motivo di preoccupazione. Pensiamoci, anche in questi giorni festa e, spero, di serenità. Pensiamoci anche se questi sembrano problemi troppo grandi e magari distanti dalla vita quotidiana. Perché invece tutto è incredibilmente legato, in questo nostro pianeta, ci sono reti di cause e di effetti che legano perfino la Patagonia, dove mi trovo, ad Arezzo, la nostra città; i ghiacci dell'Antartide – o i deserti africani – e la meteorologia della nostra provincia.
Almeno da vent'anni gli scienziati spiegano in modo diffuso che il continuo aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera rischia di produrre un riscaldamento globale inconciliabile con la presenza di diversi miliardi di esseri umani sul pianeta. In assenza di adeguate contromisure si profila uno scenario agghiacciante e i primi segnali sono già visibili: aumento delle alluvioni e degli uragani, avanzata delle aree desertificate, crescita del livello dei mari, scioglimento dei ghiacci.
Non posso fare a meno di pensare a tutto questo mentre mi trovo cosi vicino alla penisola antartica. E per inciso, ormai è chiaro anche a chi non mi conosce bene, sono caduto vittima dell’incantesimo del continente ai confini del mondo.
Per questo, prima di allontanarmi, ho sentito il bisogno di rinnovare qui il mio personale impegno. Un impegno e una promessa. Ho preso coscienza che qui si trovano le ultime risorse naturali della terra.
E quindi: alla regione dei ghiacci senza fine lascio la promessa di agire, spero assieme a milioni di uomini e donne, per aiutarla a mettersi in salvo. Cercherò anch’io di diventare un testimone attivo a difesa di questo ambiente incontaminato.
Può sembrare strano che oggi dichiari il mio impegno in questo senso, dopo tanti anni di politica e di lavoro istituzionale nella mia città e nella mia regione. Eppure mi sembra che non ci sia discontinuità in tutto quetso, mi sembra comunque di aver intrapreso un cammino che non mi allontana, ma mi avvicina a quanto ho fatto in passato.
L’Antartide è stato avvistato la prima volta meno di 200 anni fa. Fino ad allora era stata soltanto una macchia bianca nelle mappe del pianeta. Oggi la terra incognita di un tempo vive il momento più difficile della sua esistenza.
Il riscaldamento del pianeta e lo scioglimento dei ghiacci da una parte, l’assalto dell'uomo con la ricerca del profitto dall’altra, stanno infatti rompendo l’incantesimo.
La sfida che abbiamo davanti è enorme ma ognuno di noi che ha amato e ama quest’ambiente cosi estremo può fare qualcosa. L’obiettivo su cui stanno lavorando scienziati ed esploratori è quello di creare il più grande parco del mondo.
Un parco di ghiaccio grande come un continente che non sarà mai spartito e usato, perché appartiene al futuro nostro e dei nostri nipoti.
L’altra grande preoccupazione è la perdita del paesaggio antartico. E i paesaggi, ovviamente, possono anche essere deturpati, possono perfino scomparire. Sacrificati a vari interessi più o meno legittimi, condannati da una convinzione dura a morire: e cioè che il paesaggio non conti e non costi, che il paesaggio non abbia un valore intrinseco.
Al mondo sono pochissimi i posti che non hanno subito il cambiamento per mano dell’uomo. Fra questi c’è, sicuramente, l’Antartide, continente non costruito, non modellato, non scalfito.
Di qui, appunto, il fascino della sua presunta immutabilità. Presunta, perché le grandi riserve petrolifere, i giacimenti di metalli preziosi, l’esplosione del turismo possono cambiare nel giro di pochi anni quello che non è cambiato da che mondo è mondo. L’Antartide ha molti potenti nemici da cui guardarsi.
Per fortuna comincia anche ad avere diversi buoni amici: persone che sicuramente non possiedono la potenza devastante di una multinazionale ma possono sfoderare la serena forza delle buone idee, dei valori giusti. Persone armate della consapevolezza che niente può valere la distruzione di un miracoloso equilibrio naturale, nemmeno l’immensa ricchezza nascosta nelle profondità ghiacciate; che l’uomo dovrà prendere coscienza di questo continente senza distruggerlo; che l’Antartide è di per sé un bene, un bene essenziale per tutti noi come l’aria e l’acqua che ci donano la vita; che pregiudicare questo bene è pregiudicare la nostra stessa vita. Perché l’Antartide può solo continuare a esistere così com’è, immutato e immutabile.
Immutabile, ma sempre diverso. Perché la natura, qui in Antartide, si dedica con energia alla costruzione di forme sempre nuove. Dovevo arrivare fin qui per capire davvero che nulla si ripete nella natura. Ma poi questa nuova comprensione voglio condividerla con tutti voi. Chissà, magari nella speranza che proprio da Arezzo possa partire un segnale forte di amicizia e di futuro nei confronti del continente di ghiaccio. (tito barbini, corriere di arezzo sabato 26 dicembre 2009)

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