Non sono, anche se lo vorrei essere tanto, un viaggiatore letterario,come amano definirsi Bruce Chatwin e Paul Theroux negli appunti di Ritorno in Patagonia. Però so accettare anch’io l’invito a fare mio un luogo raccontato da un libro che ho amato e amo.
Cosi avviene in questo mio viaggio, con i racconti e i romanzi di Melville, di Sepulveda, di Coloane, o con le poesie di Neruda.
Il romanzo di Marcela Serrano L’albergo delle donne tristi è un amore recente ma essenziale, anzi imprescindibile, come ho compreso al mio arrivo nell’isola di Chiloè.
“L amore è diventato un oggetto sfuggente “. Questo è l’ultimo pensiero di Floreana , protagonista del romanzo di Marcela, davanti alla scritta “benvenuti a Chiloè”.
Lo sgangherato pulmann entra in paese e Floreana guarda fuori dal finestrino, incantata dalla brillantezza dell’azzurro: si era completamente dimenticata del cielo. Scende e sgranchisce le gambe. Sente addosso tutto il peso del viaggio, sommato al rollio del traghetto che collega Puerto Montt all’isola e all’infinità di stradine sterrate percorse dalla corriera per raggiungere il paese in cui si trova l’albergo.
Si scopre riconoscente nei confronti della brezza che le soffia via la stanchezza dal viso e pensa a quanto le piacerebbe sentirsi sempre cosi: “Poter essere leggera”.
Sono anch’io sceso dal traghetto con Floriana. Ho cercato l’insolito albergo, l’albergo delle donne tristi, e credo di averlo trovato. Almeno, mi piace pensarlo.
E’ una casa di legno pitturata di giallo e aggrappata a un piccolo pendio che si affaccia assolata sull’oceano. Sono andato a sedermi in un muretto li accanto e ho pensato che se Marcela ha scelto questo posto per raccontare storie di donne comuni che condividono la tristezza e le cicatrici del disamore deve esserci una ragione. Però rimane solo sua.
Gli uomini, nell’albergo delle donne tristi, sono senza possibilità di riscatto. Nella maggior parte dei casi vengono descritti come il peggiore dei mali del mondo. Però esiste ancora una possibilità fuori dalle mura dell’albergo e del malessere femminile. Floreana la intravede incontrando un uomo che forse soffre di un dolore simile al suo.
Il romanzo, ovviamente è dedicato alle donne.
E donne sono le creature della mitologia dell’isola di Chiloè. Pincoya è la splendida dea della fertilità e della prosperità che danza seducente e nuda sulle acque dell’oceano. Se al termine della danza volge lo sguardo verso il mare il futuro porterà abbondanza. Se invece, guarda verso la terra saranno guai.
Poi c’è Caleuche. E’ una nave fantasma piena di streghe che va sopra e sotto l’acqua. Le streghe vanno incontro agli uomini cattivi e, dopo averli resi folli, scompaiono nelle onde
Meraviglioso romanzo; il primo che ho letto della Serrano... e sei stato proprio tu, Tito, che me l'hai fatto conoscere attraverso le pagine delle tue Nuvole!!!
RispondiEliminaDi questo ti sono profondamente grata.
Sto attraversando un momento molto difficile e non riesco più a leggere e a concentrarmi. Sul mio comodino, da più di un mese, la tua ultima fatica. Mi sto riprendendo piano piano e presto ritroverò la voglia di leggere... e sarà con te!!!
Un bacio
Francesca