
E' uscito in questi giorni il film di Veltroni che ricorda la figura di Berlinguer. Mi è stato chiesto un ricordo personale di Enrico.
Ecco qui.
Risale agli anni settanta. Comunque sia fu proprio al culmine di una rottura tra i comunisti e i socialisti italiani che Berlinguer mi chiamò a Roma e mi chiese di
andare a Parigi, con questa richiesta per Mitterrand: fare un altro viaggetto a
Cortona, ma questa volta per incontrare Berlinguer.
Naturalmente nel più
stretto riserbo.Per la verità non ci incontrammo a Parigi
ma andai a trovare Mitterrand a Chateau Chinon il comune di cui era sindaco.
Arrivai al tramonto, accompagnato da un
amico comune, e lo incontrai che passeggiava da solo, per un vialetto davanti a
casa. Prima ancora di coglierne i lineamenti lo avevo riconosciuto per il
cappello di feltro nero a tese larghe e l’immancabile sigaro.
La cena, in una trattoria del paese, fu
per me l’occasione più preziosa per
approfondire e imprimermi nella memoria alcuni tratti di Mitterand: l’uomo
Mitterand, prima ancora che il Mitterand politico.
Che dire? Di lui mi colpivano e mi
piacevano tanti aspetti: una certa fragilità, persino esibita, senza paura di
pregiudicare la sua statura di leader; la sua cultura raffinata, sorprendente,
a volte spiazzante, per rimandi, intrecci, addirittura eccentricità; la
disponibilità ad accogliere le contraddizioni, senza nasconderle o turbarsene
più di tanto; e poi l’assenza di retorica, di prosopopea, di ostentazione: gli
interlocutori, tutti, non erano semplici spettatori della sua eloquenza.
A
ben vedere, per come l’ho conosciuto, Mitterand era l’esatto contrario di tante
prime donne che hanno popolato la storia del socialismo.
Ma questo è un altro
discorso.
Quel giorno, a Chateau Chinon, tutto andò
per il verso giusto. Mitterrand accettò di buon grado di incontrare Berlinguer,
nei cui confronti ebbe apprezzamenti e giudizi lusinghieri.
I due si sarebbero incontrati ai primi del
settembre 1978.
Si ebbe modo di scendere anche nei particolari, individuando luoghi,
orari e persone al seguito. Missione compiuta.
Poi tutto andò a rotoli. Ancora oggi non
so dire chi andò a spifferargli la cosa, fatto sta che Craxi venne a sapere
della visita e si mosse da par suo: cioè da volpone della politica, ma anche da
elefante in cristalleria, ben deciso a frantumare tutto.
Così annunciò la sua visita a Cortona per
lo stesso giorno che avevamo programmato per il nostro incontro.Situazione terribilmente imbarazzante, puoi
immaginartelo. A Berlinguer non rimase altra scelta che quella di non farsi
vedere, inviando al suo posto Sergio Segre, responsabile affari esteri del
partito.
Ma
Berlinguer e Mitterand non si incontrarono. Anzi, non ebbero proprio più modo
di incontrarsi.E chissà cosa sarebbe potuto succedere,
nel caso.Lo so la storia non si fa con i
“se” e tanto meno introducendo ipotesi che non si sono mai realizzate. Al
massimo, si tratta di un gioco che aiuta a tenere ben allenata l’intelligenza.E non è che non sia intrigante, direi
persino appassionante. Ho letto più di un libro che immaginava il mondo come
sarebbe se gli scienziati del Reich fossero arrivati per tempo alla bomba
atomica e se Hitler avesse vinto…Allo stesso modo perché non inventarsi una
storia parallela del comunismo? Come sarebbe stato senza Stalin e qualche altro
soggettino che ce l’ha messa tutta per fare a pezzi un’idea così bella?Interessante. Ma poi?
Poi niente.
Però mi piace immaginarmi che Berlinguer
e Mitterand, due grandi capaci di accendere passioni e di alimentare un’idea di
futuro, abbiano avuto davvero modo di vedersi e di chiacchierare tra di loro,
anche solo per alcune ore.
Me li vedo andarsene a braccetto per le
viuzze della mia Cortona, confessandosi magagne e delusioni, stringendosi le
spalle solo a citare l’Unione Sovietica di Breznev, strappandosi un sorriso
rassegnato al cospetto di creature senza gambe per camminare come
l’eurocomunismo.
Chissà, un giorno i libri avrebbero potuto
parlare di una “svolta di Cortona”.
Qualcosa di nuovo, qualcosa fatto per tempo.
Qualcosa di utile per tutti noi.