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sabato 19 febbraio 2011

La lezione delle donne





In Italia più di un milione di donne e uomini hanno invaso le strade delle nostre città. E’ vero, erano milioni nel mondo, ma anche nella mia città erano tantissimi anni che non si vedeva in piazza tanta gente. Io per primo non me lo aspettavo, perché è capitato tante volte in questi anni che l'indignazione che mi portavo dietro, la rabbia che sentivo covare, non trovasse corrispondenza in una capacità di mobilitazione. Cosa è accaduto, questa volta?
E' accaduto, in primo luogo, che è stato oltrepassato un segno. Un limite estremo che ha ben poco a che vedere anche con la politica, almeno con la politica dove contano ancora le identità, le appartenenze, le scelte di campo non motivate dalla più bassa bottega per non dire di peggio.
E questa volta c'è stata una reazione. Una vera immensa gioiosa reazione.
Hanno preso una sonora sberla, come non se la immaginavano (e neppure io, del resto) E ora, illividiti e improvvisamente tutti verdi (per la bile), si agitano senza stile in televisione, sui giornali, nei ministeri femminili e nei quartieri alti della presidenza del consiglio, per dimostrare che non è successo nulla ( o che è successo troppo).
Insomma: amano la loro poltrona assai più della democrazia e sono cosi abituati a ritenersi vincitori che non sanno perdere. Ma come si fa a negare il grande valore politico e culturale, inequivocabile, delle manifestazioni delle donne?
Tutto il mondo ne parla come del più grande evento di questi ultimi anni. Domenica scorsa, quando sono entrato, con la mia compagna, a Piazza del Popolo a Roma non potevo crederci.  
Allora ho telefonato alle mie figlie, che a loro volta erano in Piazza Guido Monaco, ad Arezzo: e con loro c’erano i miei nipotini. Un mondo intero che si apriva ai miei occhi. Generazioni diverse unite. Persone immensamente diverse, anche, ma unite.
Sono stato travolto dalla gioia di partecipare. Le persone esprimevano qualcosa di diverso dall’anti berlusconismo, non perché il bisogno di ricacciare indietro la vergogna del paese fosse secondario, ma perché avvertivi che qualcosa stava travolgendo quel cambiamento antropologico che sembrava, almeno a me,  irreversibile nel nostro paese.
 Questo è il senso della discesa in campo delle donne. Al di là e al di fuori di qualsiasi appartenenza politica o religiosa.
Mi è venuto da pensare che altre volte nella storia gli uomini hanno monopolizzato il potere e hanno provato a dettare i tempi e i modi della storia. Ma poi, nella lunga durata, sono state le donne, a cambiare davvero le cose. Come l'acqua che scorre incessantemente e alla fine incide la roccia.
Sono rimasto sorpreso perché in questi anni mi ero spaventato.
 Si tratta di un mutamento felice e rivoluzionario, che è insieme di protesta e di libertà .Mi appare come una grande vittoria, dopo molte sconfitte.
Se poi volesse regalarci anche una crisi di governo e le dimissioni di Berlusconi , meglio ancora: l’onda è quella buona.