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venerdì 9 novembre 2012


Caduti dal Muro

Io però lo dico: una volta, qualche tempo fa, ero comunista.
Sono nato in una famiglia comunista, ho frequentato una scuola di partito comunista, sono stato militante comunista, sindaco comunista, assessore comunista… Da giovane ho distribuito migliaia di volantini. Ho trascorso notti intere in discussioni, fino a che gli occhi non si chiudevano per la stanchezza e gli eccessi da tabacco. Ho partecipato a congressi e assemblee, direttivi e attivi, riunioni di sezione e feste dell’Unità, e quant’altro, quanto davvero, tanto che se ora mi guardo indietro la mia vita mi pare un fiume di parole in piena…
Ho studiato ho parlato, ho scherzato, mi sono accapigliato e poi mi sono riappacificato da comunista.
Caro amico tu appartieni a un’altra generazione, per l’anagrafe e per la politica. Forse non mi puoi seguire davvero in quanto sto provando a dirti.
Non puoi capire fino in fondo che cosa ci può essere dietro domande secche come colpi di scudiscio.
E poi, cosa è successo?
O peggio ancora: e adesso?  

Non voglio dire che parto solo per questo, è ovvio.
Però per me questi non sono punti interrogativi da dibattito accademico o da seminario di studi. Non posso catalogarli e poi tralasciarli come enigmi senza soluzione che possono comodamente restare tali, allo stesso modo del cruciverba più difficile della Settimana Enigmistica, il maledetto Bartezzaghi. 
E questo non è il passato che posso elegantemente liquidare con una nuova tessera, una nuova appartenenza. Potrei farlo, dovrei farlo, ma non basta.
Perché qui c’è la vita in ballo: la mia vita.
La mia vita e, assieme, una gigantesca tragedia: quella dei paesi che sono stati attraversati, o meglio dire schiacciati, da quel socialismo “reale” tanto crudelmente diverso dal socialismo dei miei sogni.
Ecco, questo è un buon motivo per partire. Dalle macerie del muro di Berlino verso l’Est europeo e poi verso l’Asia. E quindi ancora dalla Cina di oggi, falce e martello e capitalismo rampante, fino ai Balcani del muro contro muro di popoli e religioni.
Un viaggio a ritroso, alla ricerca di tracce di passato, fallimenti e delusioni della grande utopia comunista
Ma anche il viaggio di chi, per anni, nell’età dei conflitti, ha creduto che in quella utopia si annidassero libertà e democrazia, la giustizia assieme all’eguaglianza.
E più che un viaggio, un’autobiografia in forma di viaggio, quasi un romanzo o un film on the road.
Spostandomi tra luoghi nuovi e sconosciuti, indugiando su persone e cose mai viste, forse riuscirò a rivedere il mio passato. E magari la distanza del mio altrove mi aiuterà a rimettere a fuoco i fatti, a rendere nitida e comprensibile l’inquadratura di una vita.
Del resto una volta me lo hai spiegato proprio tu, con una citazione: il viaggio è un modo per conoscere la propria geografia. La geografia dell’anima.  ( dal libro "Caduti dal Muro" ) Vallecchi 2009 di Tito Barbini e Paolo Ciampi