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mercoledì 10 febbraio 2010

I Tetti Rossi



Su Franco Basaglia e sulla straordinaria esperienza aretina dei "Tetti rossi" - di Tito Barbini
L'anno passato si ricordavano i 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, ma anche i trent'anni dalla caduta di altri muri di casa nostra: i muri dei manicomi. E’ infatti del 1979 la prima applicazione della legge 180 che porta il nome di Franco Basaglia che per il nostro paese fu un grande traguardo di civiltà.
Una bella ficton televisiva è stata trasmessa dalla Rai in prima serata domenica e lunedì per ricordare questa straordinaria figura di psichiatra e con lui la feconda stagione della chiusura dei manicomi e dell’affermarsi di una nuova pratica e cultura della lotta all’emarginazione. E non possiamo dimenticare che proprio nella nostra Arezzo c’è stata una delle esperienze più significative del nostro paese, con un valore etico, scientifico e anche politico, universalmente riconosciuto.
Ho avuto modo di conoscere Basaglia e Agostino Pirella, direttore storico del manicomio di Arezzo, nel breve periodo in cui sono stato presidente della provincia di Arezzo. La peculiarità dell’esperienza aretina, è importante sottolinearlo, fu la capacità di legare il progetto di chiusura dell’ospedale psichiatrico alla realizzazione dei servizi territoriali di igiene mentale che prefigurarono quelli che poi furono previsti dal servizio sanitario nazionale. Fu una stagione straordinaria che registrò l’impegno di tutti gli operatori, dagli infermieri ai medici, e la partecipazione dell’intera città.
Ricordo le assemblee in cui gli stessi degenti ponevano a tutti noi le domande scomode e terribili sulla realtà di quelle istituzioni e su quell’universo concentrazionario. C’era speranza, c’era passione, in quelle assemblee. C’era la consapevolezza condivisa di stare scrivendo una bella pagina di civiltà.
Cosi il padre della legge 180 ricorda quell’esperienza: “La cosa importante è che abbiamo dimostrato che l’impossibilità diventa possibile. Dieci, quindici, vent’anni fa (siamo nel 1979) era impossibile pensare che un manicomio potesse essere distrutto. Magari i manicomi torneranno ad essere chiusi e più chiusi di prima, io non lo so, ma in ogni modo abbiamo dimostrato che si può assistere la persona folle in un altro modo, e la testimonianza è fondamentale”
Oggi la legge 180, nonostante i tentativi di modificarla, non è una legge datata, smentita dai fatti, superata dalle evidenze scientifiche. Oggi dimostra ancora la sua attualità e semmai chiede di essere attuata fino in fondo, perché siano presenti sul territorio e dotate di personale e risorse adeguate tutte le strutture che, in alternativa al manicomio, devono farsi carico del disagio mentale.
La stessa Unione Europea, in un recente atto di indirizzo, ha recepito interamente i principi ispiratori e i contenuti di questa grande riforma, raccomandando a tutti i paesi membri di andare verso un progressivo abbandono delle istituzioni psichiatriche di tipo concentrazionario per andare ad una organizzazione dei servizi territoriali.
Ben venga quindi il ricordo straordinario di Basaglia. Non una celebrazione ma un impegno concreto per il futuro. Non credo sia opportuno fare un dogma della 180, però se cambiare è sempre possibile, non si può permettere che, in un clima di restaurazione, siano cancellate conquiste importanti. Che, in altre parole, siano riproposte strutture residenziali per i cosi detti cronici, disgiunte da un programma riabilitativo e col solo obiettivo di sottrarre i pazienti all’ambiente sociale. Ovvero, di rimuovere il problema nascondendolo, come si fa con la polvere sotto il tappeto.
Certo non possiamo dimenticare che l’Italia è fatta di tante realtà diverse. L’eccezionale esperienza dei servizi territoriali di igiene mentale, le case famiglia gestite dagli ex degenti, non sono un patrimonio esteso all’intero paese. E spesso le famiglie sono sole di fronte al disagio mentale. Vero, tutto vero. Ma i problemi si risolvono solo guardando avanti, con soluzioni per il futuro, non con nostalgie per il passato, per di più troppo comode